A sentirlo chiamare barbaforte potrebbe tornarci alla mente un personaggio di un noto cartone della nostra infanzia: il rafano o cren, invece, si discosta decisamente dal rosso componente della famiglia dei Barbapapa!
Appartenente alla famiglia delle Crucifere, il rafano (Armoracia rusticana) è una coltura non solo facilissima da gestire, ma anche molto bella (tanto da poter essere tranquillamente esposta in balcone come una qualsivoglia pianta ornamentale) e, sotto forma di polvere, diventa una spezia dal sapore piccante ed intenso, utilizzata soprattutto per creare delle salse con le quali dare carattere ai nostri piatti.
La pianta di rafano è un'erbacea perenne, che dunque non richiede una risemina annuale.
Originaria dell'Asia occidentale e dell'Europa sudorientale, la crucifera può raggiungere un'altezza di 52 cm circa. Le foglie sono grandi e ruvide, i fiori - che sbocciano in estate - sono piccoli e bianchi.
Del cren, una coltura che mal sopporta il sole diretto ed il caldo, si utilizza soprattutto la radice, fresca o in polvere. La pianta non teme aggressioni da parte di insetti (eccezion fatta per le altiche, che però possono essere tenute lontane anche con rimendi naturali) o di patologie; il rafano, anzi, viene coltivata anche per migliorare la salute del suolo e per tenere lontani i parassiti da altre piante.
Oltre che per gli innumerevoli pseudonimi, il rafano o barbaforte si caratterizza subito per un'altra peculiarità: non possiede dei semi da coltura rustica, ragion percui se dovessimo optare per una semina della crucifera dovremmo attingere da altre varietà, come il nero tondo o il bianco "Mercato di Zurigo".
La soluzione migliore per riprodurre la varietà rustica è quella di riprodurre il cren per talee (tra marzo ed aprile) o dividendo il cespo di una pianta (in primavera o in autunno).
Il terreno adatto a ospitare la coriacea pianta di rafano deve essere drenante, non compatto e dall'alto potere "nutriente". Via libera, quindi, a profonde vangature e ad aggiunte di compost, humus o letame maturo nel suolo.
Per quanto concerne le temperature, il cren non sopporta il caldo eccessivo. La soluzione è, quindi, quella di avviare la riproduzione e la successiva coltivazione in aree ombreggiate dalle temperature più fresche, ad esempio in montagna.
Il rafano necessita di pochissime cure colturali per ottenere infine delle radici freschissime, piccanti e pronte per essere consumate.
La pacciamatura basterà a tenere a bada le aggressioni da parte delle odiose erbacce, mentre tramite delle zappettature potremo consentire al terreno di far crescere al suo interno le deliziose radici di cren, evitando che il suolo si compatti troppo.
Per ottenere un prolifico raccolto di radici di rafano dovremo attendere circa 2-3 anni dalla coltivazione della crucifera. La raccolta parte in autunno e si protrae per tutto l'inverno, avendo cura di lasciare qualche radice sotto terra per favorire la riproduzione della pianta. Le radici di rafano possono assumere forme, dimensioni e colori diversi a seconda delle varietà coltivate.
La pianta di rafano ha bisogno di essere irrigata costantemente, soprattutto se la coltivazione dovesse essere avviata in terreni troppo soleggiati. Attenzione, però, a non eccedere con le dosi. La pacciamatura potrà essere utile anche per mantenere il suolo umido più a lungo.
Può essere consumata fresca, sotto aceto, in agrodolce o in polvere, come ingrediente spicy in salse simil-wasabi ed è amatissima soprattutto nelle aree montane settentrionali italiane e in Basilicata: quanti utilizzi in cucina per la nostra radice di rafano!
E le proprietà? Molteplici per questa spezia amica della nostra salute e, soprattutto, della nostra digestione. Ricca di vitamina C, sodio, calcio, fosforo, potassio e ferro, il rafano è perfetto per prevenire la ritenzione idrica, aiutare la digestione e sostenere in caso di inappetenza; il cren, inoltre, vanta poteri antibatterici, purificanti, espettoranti e antibiotici.
Amico della linea, il rafano velocizza il metabolismo, aumentando il senso di sazietà proprio grazie al suo peculiare gusto piccante. A causa di questo aspetto, però, l'assunzione della radice è sconsigliata in gravidanza, allattamento, in caso si sia affetti da gastriti, patologie urinarie, ulcera e fastidi gastrici.