Coltura originaria dell'Asia orientale, l'anice stellato (Illicium verum) non è solo una spezia bellissima grazie alla sua caratteristica forma a stella (dalla quale la pianta prende il nome), ma trova ampio impiego in cucina, in pasticceria, per aromatizzare liquori ma anche come ingrediente per alcuni farmaci.
L'asiatico anice stellato vanta origini antichissime: sin dall'Impero Romano, infatti, è sdoganata la sua coltivazione in Toscana.
L'etimologia del termine "Illicium" è latina e significa "attrarre". La pianta appartiene alla famiglia delle Schisandraceae; è un albero tropicale sempreverde che può raggiungere altezze comprese tra i 5 e i 10 metri.
Le foglie dell'anice stellato sono simili a quelle della magnolia; il frutto della coltura speziata è un lobo in legno composto da 8-12 lobi disposti a stella. All'interno di ogni lobo si trova un seme contenente l'olio essenziale che viene utilizzato come spezia, così come i semi. L'olio può essere estratto dai semi distillando questi ultimi a vapore.
Trattandosi di una pianta tropicale, l'anice stellato cresce bene e dà buonissimi frutti in zone caratterizzate da un lunghissimo periodo estivo, da climi caldi e da tantissimo sole. Ciò non vuol dire che, però, non possa essere anche seminata avvalendosi della protezione di semenzai, serre o vasi collocati in aree calde della nostra abitazione.
A proposito di questo ultimo aspetto, la semina in vaso è la soluzione ideale per tutelare la futura spezia da vendi gelidi e climi non esattamente tropicali. La semina dell'anice stellato può essere avviata in semenzaio caldo a partire da febbraio-marzo, oppure ad aprile in campo aperto o vaso. L'albero mal tollera i trapianti, percui è consigliabile evitare tale opzione.
Il terreno adatto per la semina in vaso o in orto deve possedere un altissimo potere drenante, asciutto, dal ph acido, arricchito con humus e ben esposto alla luce solare.
L'anice stellato è una coltura che non necessita di particolari cure per crescere sana e che potrebbe rivelarsi inattaccabile da parassiti o malattie, a patto di garantire al suolo un corretto drenaggio.
Le operazioni da attuare in fase di coltivazione della spezia sono quindi semplici ma imprescindibili per garantire a semi e frutti di essere pronti all'uso. In caso di coltivazione in vaso, la pianta andrà irrigata in maniera costante durante i primi periodi della germinazione; l'apporto di acqua andrà aumentato durante i mesi estivi e notevolmente ridotto durante il periodo invernale.
In caso di coltivazione in campo aperto, l'anice stellato non va esageratamente annaffiato: in genere bastano le piogge naturali a garantire alla sempreverde il giusto apporto idrico, da rafforzare magari nei periodi di maggiori siccità con irrigazioni saltuarie.
La raccolta dei frutti avviene quando questi sono ancora verdi: l'intento per ottenere semi pronti all'uso è, infatti, quello di far essiccare al sole i frutti "stellari" sino a far assumere loro il caratteristico colore rossastro-bruno.
Si può fornire ulteriore nutrimento all'anice stellato nei mesi primaverili ricorrendo a fertilizzanti a lenta cessione. Tale operazione può essere ripetuta in autunno.
Nonostante si tratti di un albero molto imponente, l'anice stellato non ha bisogno di essere potato; è invece fondamentale, in fase di nascita delle piantine, procedere al diradamento delle colture in eccesso.
Oltre a donare un sapore inedito a dolci, pane, formaggi e ogni genere di portata, l'anice stellato è un alleato vincente per il nostro organismo.
Alla spezia orientale sono attribuite, infatti, proprietà carminative, diuretiche, stimolanti, sedative e antiossidanti. E' sdoganato in Asia, inoltre, il ricorso all'anice stellato per contrastare coliche, reumatismi, dolori lombari; per conciliare il sonno, per aumentare l'apporto di latte nelle neomamme, per contrastare asma e tosse e persino per rafforzare il sistema immunitario.
Bisogna, però, fare attenzione a non eccedere nel consumo dell'anice stellato in caso di allergie; è, inoltre, consigliabile non confondere l'anice stellato cinese (quello che solitamente consumiamo) con il suo parente giapponese, più tossico e, quindi, pericoloso.