Pianta bellissima ma resistente, dai delicati fiori gialli ma dall'aroma talmente penetrante da non poter essere facilmente abbinabile con tutto in cucina: sono le mille "contraddizioni" della ruta (Ruta graveolens), pianta aromatica e ornamentale appartenente alla famiglia delle Rutacee, erbacea perenne che può raggiungere anche altezze considerevoli (un arbusto di questa pianta può raggiungere, infatti, anche i 100 cm di altezza).
Nonostante si tratti di una pianta non particolarmente "famosa" vale la pena arricchire il proprio orto "classico" o casalingo di una pianta la cui indiscutibile estetica e il profumo inebriante renderanno le nostre abitazioni un habitat gradevole per gli ospiti umani e repellente naturale efficace al cento percento contro una moltitudine di insetti nocivi per le colture.
La pianta di ruta è originaria dell'area meridionale dell'Europa.
In Italia, la pianta erbacea cresce spontaneamente in tutte le regioni, eccezion fatta per le Isole, nelle quali è infatti prassi consolidata la coltivazione della rutacea tramite semi, partizione del cespo o divisione per talee. L'uso della coltura risale addirittura al periodo Medievale. Assumere l'intera coltura può risultare tossico (fortunatamente, non letale) per il nostro organismo. La ruta viene solitamente usata per aromatizzare la grappa.
La ruta è composta da foglioline di colore verde-azzurro, gli inconfondibili fiori di colore giallo che sbocciano dal periodo primaverile sino a settembre e da frutti che contengono semi al loro interno.
La ruta non è una coltura particolarmente esigente: ben sopporta temperature eccessivamente rigide, ma teme i ristagni idrici e proprio in tal senso dovremo optare per un suolo preferibilmente sabbioso, posto in aree ben soleggiate e irrigato con giudizio.
La semina della ruta si può avviare tra febbraio e marzo, avendo cura di impostare un sesto di impianto che tenga le piantine di ruta distanti l'una dall'altra almeno 30 cm. La ruta si presta perfettamente per la semina e la coltivazione in vaso, avendo cura di seguire le stesse direttive della semina in orto.
Nonostante la ruta sia resistente alle basse temperature, è bene proteggere l'aromatica dalle gelate coprendo le radici con paglia o foglie secche.
Della rutacea si utilizzano in cucina e non solo le foglioline che possono essere colte da maggio ad agosto e usate per insaporire piatti soprattutto a base di selvaggia, per donare una marcia in più a liquori e grappe o come rimedi esterni naturali.
La chiave per ottenere una pianta di ruta profumata e sanissima è bene porre particolare attenzione all'annaffiatura dell'aromatica.
La ruta va irrigata in maniera regolare nelle fasi iniziali della semina e della coltivazione; una volta che la pianta sarà ben assestata nel suolo si potrà bagnare la rutacea sempre meno, perché la pianta regge bene i periodi di siccità.
La ruta deve essere anche sottoposta a potatura durante la primavera: si tagliano rami secchi e rovinati dal freddo, così come accade per la lavanda, avendo cura di non tagliare oltre i 3 cm.
La pianta di ruta, come sottolineato in precedenza, non solo non teme aggressioni di insetti o animali "golosi", ma addirittura viene inserita con orgoglio in orti domestici e non per tenere lontani questi ospiti molesti.
L'unico vero nemico della rutacea è il marciume radicale da prevenire evitando ristagni idrici.
La ruta è una coltura dalle comprovate proprietà officinali. Il suo campo di applicazione è vastissimo, ma è bene segnalare il deleterio effetto abortivo della pianta, la cui assunzione va assolutamente evitata in gravidanza.
Ciò premesso, le foglioline di ruta trovano ampio utilizzo per lenire i disturbi mestruali, come contraccettivo e come rimedio contro le ulcere peptiche causate da abuso di farmaci antinfiammatori non steroidei.
La ruta è perfetta anche come rimedio esterno: sotto forma di pomata, tintura madre o collirio può infatti curare disturbi quali nevralgia, affaticamento, problemi di vista, irrequietezza, infiammazioni del cavo orofaringeo, tendiniti, lussazioni, mal di schiena, mal di denti, diarrea. L'uso della pianta, però, deve essere sempre controllato, per evitare dannosi e pericolosi effetti collaterali (nausea, vomito, vertigini, dolore epigastrico, danni renali ed epatici, tremori, spasmi, depressione, svenimenti).