Chiamata già dai nostri antenati “fagiolo miracoloso”, la soia è considerata come uno dei raccolti sacri: essa veniva coltivata dalla popolazione cinese sin dal 2700 a. C.
La soia è un alimento altamente proteico che si presenta sotto forma di semi in baccello ed è considerato il Sacro Graal contro la malnutrizione nei paesi poveri o in via di sviluppo, grazie alla sua capacità di sostituire quasi del tutto le proteine animali: per lo stesso motivo è preferito dai vegetariani.
Esistono circa 30 diverse varietà di soia, in Italia le migliori sono: Fukui, Blanca, Taira, Regir, Dekabig, Atlantic, Demetra, Bahia.
Pianta appartenente alla famiglia delle Fabaceae, la soia (Glycine max) si presenta con fiori di colore viola o rosa e baccelli con circa 5 semi ciascuno che maturano da 50 a 140 giorni a seconda della varietà.
Le foglie della pianta ingialliscono e i baccelli si seccano e il momento adatto per il raccolto è proprio quello che precede l’apertura del baccello.
La soia viene solitamente utilizzata da grosse catene di produzione e distribuzione. Tra i maggiori produttori mondiali di questa coltura ricordiamo gli Stati Uniti d’America seguiti da Cina, India, Indonesia, Africa, Filippine, America centro- meridionale e Russia. Per aumentare la produzione di tale ortaggio spesso vengono modificate geneticamente parecchie varietà, in particolare per la raffinazione dell’olio: ciò provoca la perdita di proteine e nutrienti fondamentali della soia.
La soia per essere seminata nel miglior modo possibile necessita di un clima mite, molto caldo ma umido. Il consiglio, quindi, è quello di avviare la prima fase della coltivazione nella tarda primavera, verso maggio. Le condizioni ottimali per iniziare la semina dovrebbero essere le seguenti:
La data di maturazione si aggira tra il 267° giorno dell’anno e la lunghezza delle ore di luce incide molto sulla crescita e sulla differenza delle diverse varietà. Oltre alla lavorazione del terreno in fase di pre-semina, è importante ricordare di distanziare le future piantine di soia l'una dall'altra almeno 50 cm.
Se la semina della soia potrebbe rappresentare una vera e propria sfida persino per gli agricoltori più esperti, la coltivazione di questa particolare leguminosa si presenta al contrario come una strada tutta in discesa.
Le cure colturali della pianta asiatica richiedono l'esecuzione delle classiche operazioni di eliminazione erbacce e di irrigazione. La raccolta della soia può essere avviata a partire dalla fine di settembre, quando la pianta si presenterà priva di foglie e con un colorito tendente al brunastro.
Nonostante si tratti di una coltivazione semplice da gestire, la soia non è immune da aggressioni di malattie o insetti. Spesso una sapiente opera di prevenzione può contribuire a mantenere la coltura sana a lungo; se ciò non dovesse bastare allora si potrà ricorrere a rimedi più o meno biologici per non mandare in malora l'intera coltivazione.
Tra le strategie salva-soia possiamo citare le corrette annaffiature della pianta (no ai ristagni idrici, che possono provocare l'insorgenza di marciumi o altre malattie fungine) e delle rotazioni colturali, oltre che la rimozione delle malerbe manualmente o tramite zappettatura.
Le patologie più pericolose per la soia sono: marciume da sclerotinia, marciume da fitoftora, rizottoniosi, peronospora e antracnosi della soia. Gli insetti più dannosi per la coltura sono invece i lepidotteri defogliatori e soprattutto la cimice asiatica, quest'ultima eliminabile solo tramite insetticidi.
La soia è considerata un'ottima alleata contro il colesterolo e proprio per questo viene impiegata in molte preparazioni culinarie. E' inoltre valido rimedio per malattie più gravi come quelle legate al fegato grasso, nonché alleato prezioso nella lotta contro alcuni tumori, come pubblicato recentemente da una ricerca italiana della Fondazione Veronesi.
La Food Research International ha dichiarato che le farine ricavate dai semi di soia inibiscono la crescita delle cellule di cancro al colon del 73%, di cancro al fegato del 70% e di tumore ai polmoni del 68%. Inoltre gli isoflavoni presenti nei semi combattono l’osteoporosi e ristabiliscono i livelli di grassi dopo la menopausa, sia che venga assunta dall’organismo prima di essa, sia fino a 5 mesi dopo, oltre a ridurre l’ispessimento delle arterie.
Recenti studi hanno costatato, però, anche delle pecche. La soia, stando a questi report, sarebbe dannosa per il nostro organismo per la presenza di inibitori degli enzimi e fitoestrogeni: tale aspetto riguarda, però, tutte quelle varietà modificate in laboratorio, cosa che non avviene con il prodotto originale, che al contrario produce benefici ed effetti curativi nei confronti di molte malattie. Purtroppo l’unico sistema per utilizzare ed assumere soia “non modificata” è tracciare tutta la filiera, considerando che piccoli e grandi coltivatori diretti, maggiormente in Italia, puntano sulla trasparenza e sulle culture biologiche.
La proteina isolata di soia è l’elemento più proteico in assoluto, ma contiene altri elementi come la tripsina che inibisce l’assimilazione di aminoacidi. L’industria moderna si impegna con tutte le sue forze a eliminare questi anti-nutrienti, ottenendo però, a causa della lavorazione eccessiva, l’effetto contrario anche sulle proteine stesse.